Home Caos concessioni demaniali, venerdì 9 agosto la protesta nazionale dei nostri balneari: ombrelloni chiusi per 2 ore

Caos concessioni demaniali, venerdì 9 agosto la protesta nazionale dei nostri balneari: ombrelloni chiusi per 2 ore



«Chiediamo comprensione, solidarietà e magari suggerimenti».


Con una locandina distribuita giovedì 8 agosto in tutte le spiagge, gli imprenditori balneari del Sindacato italiano balneari (Sib, aderente a Fipe-Confcommercio, e della Federazione italiana imprese balneari (Fiba) di Confesercenti annunciano ai loro clienti il primo sciopero della categoria in programma venerdì 9 agosto.


Due ore di ritardata apertura degli stabilimenti, dalle 7,30 alle 9.30. «Potremmo incrociare le braccia», spiegano, ma «al momento manifestiamo il nostro disagio ritardando l’apertura», per ora. La protesta è contro «l’ignavia del governo» che da mesi non interviene per risolvere il problema delle concessioni in scadenza a fine anno. Molti Comuni stanno già preparando le gare per affidare le spiagge a partire dal 2025, « a settembre sarà il caos», prevedono gli imprenditori balneari. Venerdì dunque gli ombrelloni resteranno chiusi, le spiagge non saranno preparate fin dal primo mattino.


«Saranno però garantiti i servizi come quello di salvamento, perché siamo responsabili e abbiamo a cuore la sicurezza dei nostri clienti», spiega Antonio Capacchione, presidente Sib e uno dei promotori della protesta.-  In Italia il servizio di salvamento è affidato direttamente ai gestori delle spiagge che insieme a ombrelloni e lettini devono però anche garantire la sicurezza dei propri clienti con la presenza di un bagnino.


«Noi non volevamo arrivare a tanto – aggiunge Capacchione - non vogliamo danneggiare nessuno, ci teniamo ai nostri clienti, ma cos’altro possiamo fare? Sono 2 anni che aspettiamo delle risposte dal governo che ci aveva promesso un intervento, ma ora ci sentiamo sedotti e abbandonati; tutti vogliono delle certezze, noi, i Comuni, le Regioni, ma nel frattempo le gare stanno per partire. E allora alla premier Meloni chiediamo: ci dica cosa dobbiamo fare».